La valenza nutraceutica dei prodotti del territorio:
le proprietà della Melannurca Campana IGP
studiate dall’Università di Napoli “Federico II”

  admin   Dic 05, 2017   Benessere dal cibo   0 Comment

La Melannurca, polpa bianca e croccante e gusto piacevolmente acidulo, è un frutto antichissimo. L’etimologia del suo nome pare derivare da “mala orcula”, come la chiamava Plinio il Vecchio, in quanto prodotta nella zona dell’Orco, Pozzuoli, dove si trova il lago di Averno, sede degli Inferi.

Unica mela italiana con origini meridionali, la Melannurca Campana IGP è stata oggetto di studio nel Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”: ne parliamo con il Direttore del Dipartimento Prof. Ettore Novellino che ha guidato il gruppo di ricerca.

Prof. Ettore Novellino

Nel 2016 è stato pubblicato sul Journal of the Science of Food and Agriculture uno studio clinico che evidenziava le potenzialità della Melannurca per ripristinare il corretto profilo colesterolemico. Uno studio importante che, diffuso dalla stampa nazionale, ha varcato i confini dell’ambito scientifico, arrivando ad un pubblico più vasto. Nel 2017 un nuovo studio riconosce allo stesso prodotto la capacità di combattere il diradamento di capelli. Proprietà diverse dalla stessa provenienza vegetale?

Abbiamo studiato scientificamente, e per primi, due diverse componenti dello stesso prodotto. Una componente è risultata capace di controllare in maniera significativa i livelli di colesterolo: il trial clinico pubblicato, condotto su 250 persone, ha evidenziato una riduzione media dei valori di colesterolo totale del 25%, una riduzione media del colesterolo LDL del 37% e, cosa straordinaria che non hanno i farmaci specifici, un incremento delle HDL del 45%. Valori elevati di HDL significa avere in circolo delle particelle che ripuliscono le pareti delle arterie dal colesterolo che vi si è depositato, tanto che in gergo si parla di colesterolo “buono” capace di evitare i danni, mentre l’LDL che li può invece provocare è il colesterolo “cattivo”.
La Melannurca Campana ha delle caratteristiche peculiari che le consentono di svolgere questa attività di controllo in misura maggiore rispetto alle altre varietà di mele. È dotata di un picciolo molto debole per cui se restasse a lungo sull’albero la forza di gravità la farebbe cadere e marcire. Gli agricoltori sono perciò costretti a raccogliere i frutti ancora verdi e a stenderli per terra su graticci di paglia per circa un mese, rigirandoli frequentemente a mano, per farli arrossare e maturare.

Durante questo processo di maturazione, dovendo difendersi dagli attacchi di parassiti e funghi, producono in maniera elevata, in un rapporto di 1 a 20 da quando sono sull’albero a quando arrivano a maturazione, le procianidine che servono come antisettici.
Le procianidine, presenti in una concentrazione di gran lunga superiore alle altre cultivar di mele, opportunamente separate, possono essere utilizzate per una parte per controllare i livelli di colesterolo, mentre un’altra parte, come è emerso nel nuovo studio, è capace di rafforzare e far crescere i capelli. È nato così un nuovo nutraceutico che sta riscuotendo molto successo per gli effetti evidenti che la sua assunzione comporta: i capelli non solo si rafforzano dalla radice fino alle punte acquistando maggiore volume ma in poco tempo ricrescono in maniera significativa.

L’effetto del nutraceutico è limitato ai capelli o può comportare un incremento dell’irsutismo?

La sua efficacia è limitata alla cellule del cuoio capelluto dove è dimostrato anche l’aumento di cheratina. Non ci sono assolutamente fenomeni di irsutismo perché si stimolano le cheratine pesanti presenti nel capello e non le cheratine leggere dei peli. Proprio per la presenza delle cheratine pesanti viene stimolata anche la crescita e il rafforzamento delle unghie.

La ricerca scientifica sembra dare ragione alla cultura popolare che in un vecchio proverbio parla della mela come di un frutto che “leva il medico di torno”. Perché prendere l’integratore al posto del prodotto naturale?

Abbiamo fatto un trial in cui chiedevamo alle persone di mangiare come frutta la Melannurca ai due pasti principali, 200 grammi a pasto, ma con questi quantitativi abbiamo ottenuto una riduzione del colesterolo dell’8% del totale, del 12% delle LDL e del 15% delle HDL, dati poco significativi se si vuol fare prevenzione. Avremmo dovuto consigliare di mangiare 6 mele al giorno, una quantità impegnativa che, comportando anche un carico di fruttosio, avrebbe messo a posto il colesterolo facendo però salire i trigliceridi e la glicemia. Con il nutraceutico, e non mangiando la mela, si assume solo la frazione utile: in ogni capsula è contenuto il quantitativo di quel principio corrispondente alle tre mele e così, con una capsula al mattino ed una alla sera, si realizza un risultato coincidente alle sei mele.

Sta ricorrendo la parola nutraceutico piuttosto che farmaco…

I nutraceutici, parola formata dalla crasi tra nutrienti e farmaceutici, rappresentano una nuova classe di farmaci a base di sostanze presenti in alcuni alimenti che nel corso del tempo hanno dimostrato di avere una valenza terapeutica. Oggi siamo in grado di riconoscerla scientificamente e di farne i farmaci che allungano il periodo di salute e rallentano l’ingresso delle malattie.

Si parla tanto della dieta mediterranea come di un regime alimentare ricco di antiossidanti in grado di preservare lo stato di salute e combattere l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Accanto alla dieta assumiamo i nutraceutici?

La dieta mediterranea è una dieta non troppo ricca di calorie ma, contemporaneamente, è poco saporosa perché è scarsa la presenza dei grassi, soprattutto quelli saturi come il burro che danno palatabilità. A partire dagli anni 60-70, quando con l’industrializzazione si è avuto il boom alimentare, tutti coloro che avevano patito la fame o subito privazioni, abituati al tesseramento per avere il pane ed al consumo di carne non frequente, accontentandosi di cibi scarsi in quantità e qualità, avendo invece la possibilità di cibi nelle quantità volute e di prima qualità, hanno sfogato le repressioni accumulate nei decenni precedenti ed hanno iniziato a mangiare molto. Nel momento dell’affrancamento dalle privazioni non si è seguita certo la dieta mediterranea considerata la dieta dei meno abbienti quando mangiare verdura significava non potersi permettere la carne, ma si è privilegiato il consumo di alimenti sapidi trasformando il cibo da componente nutrizionale ad elemento di gratificazione. Ciò ha comportato un peggioramento delle condizioni di salute soprattutto a livello cardiovascolare e dismetabolico contemporaneamente all’allungamento della vita media che in Italia oggi è diventata di 80-85 anni e, nel correre ai ripari, è stata rivalutata la dieta mediterranea.
Accanto ad essa, se alcuni valori metabolici superano il massimo consentito si consiglia l’assunzione di preparati derivati dal mondo vegetale, dagli alimenti, che consentono di riportare nella norma i valori aumentati oltre il minimo, preservando da possibili rischi per la salute e guadagnando in qualità della vita perché si vivrà più anni senza entrare nel percorso di patologie che, una volta insorte, rimangono fino alla cessazione dell’esistenza. Maggior salute per l’individuo si traduce anche in maggiore sostenibilità per il Servizio Sanitario Nazionale.

Si riconferma quindi che i prodotti della dieta mediterranea, oltre che essere buoni, fanno bene.

I cibi della dieta mediterranea sono ottimi anche perché godono di un microclima, di un habitat coltivativo particolare. Il messaggio importante che deve arrivare alle persone è che, senza alcun sacrificio, si possono mettere in atto pratiche che possono allungare i tempi d’ingresso nella malattia scegliendo un alimento al posto di un altro. Sul territorio, e quindi a costi molto contenuti, c’è tutto ciò che può contribuire a mantenere uno stato di salute buono facendo anche bene all’agricoltura. Questo il progetto al quale vogliamo lavorare in una regione dove si vive molto meno delle altre e dove l’incidenza delle malattie dismetaboliche è aumentata in relazione al tenore di vita più basso.

Un progetto che serve anche a contrastare l’immagine della Campania come territorio tristemente violentato, la terra dei fuochi non più felix

Noi lavoriamo in collaborazione con il Consorzio della Melannurca Campana IGP che garantisce mele rispettose di un preciso disciplinare di produzione. Da due anni a questa parte, da quando cioè abbiamo iniziato a presentare i lavori, a partire dall’Expo a Milano, si stanno registrando effetti positivi perché, secondo i dati forniti dal Presidente Giaccio, il consumo di Melannurca sta aumentando del 10% l’anno non solo a livello regionale ma nazionale, con richieste che arrivano anche dalla Svizzera. Il fatto che questo prodotto sia stato analizzato all’interno dell’Università e che gli studi ne riconoscano la qualità dei contenuti crea tanta fiducia nella gente e lo fa diventare molto richiesto. Così accanto al mantenimento dello stato di salute delle persone cresce, migliorando in qualità, l’agricoltura del territorio.

Melannurca campana IGP

 

Grazie Professore per questo messaggio di salute e di fiducia che viene da una ricerca scientifica che varca i confini dell’Accademia e investe il territorio, ne abbiamo tutti davvero bisogno.

Serenella Gagliardi

fotografie di Sonja De Biase

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