Il Mediterraneo, radice di pietra e di mare più forte della diversità delle rive, è un’idea del mondo da realizzare

  admin   Mag 04, 2017   Incontri, Le Letture   0 Comment

Il 5 febbraio nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli ė stato assegnato, per la sezione saggio edito, il Premio internazionale “Letteratura” (poesia, narrativa, saggistica) a “Mediterraneo crocevia di storia e culture. Un caleidoscopio di immagini” (edizioni L’Harmattan Italia) di Laura D’Alessandro, sociologa, giornalista e appassionata ricercatrice mediterranea.

IMG_4442Il testo offre, in una riuscita sintesi, una lettura sistematicamente organica che permette una visione d’insieme del multisfaccetta-to universo mediterraneo. Tema che ha affascinato l’autrice e che, di rimando, coinvolge il lettore nella ipotizzata prospettiva del mare nostrum quale modello di costruzioni future  perché  il  Mediterra-

neo “… radice di pietra e di mare più forte delle diversità delle rive… non ė e non può essere solo un luogo geografico, né solo un’entità culturale, ma può e deve esprimere soprattutto un progetto, un’idea del mondo da realizzare“.
La passione di Laura D’Alessandro, insieme alla sua ferma convinzione dell’esistenza di una forte e comune identità mediterranea, non poteva non suscitare l’interesse di spaziomediterraneo che ha voluto incontrarla.

La prima impressione che si ricava dalla lettura del testo è quella di una bella panoramica di sicuro appeal per le anime già conquistate alla mediterraneità ma, nello stesso tempo, un buon strumento di comprensione per chi di fronte ad un’entità così vasta e sfaccettata come il Mediterraneo non riesce ad afferrarlo nella sua interezza come concetto unitario.

È proprio l’obiettivo che mi sono posta con questo breve saggio. Ho voluto comunicare, quasi restituire attraverso le parole, delle immagini del Mediterraneo come idea unitaria e nello stesso tempo ricca di diversità. L’idea di scrivere nasce come risposta ad un momento di accentuata criticità dell’area: di fronte a tante pubblicazioni che affrontano l’analisi dei problemi politici ed economici in tutta la loro drammaticità, ho voluto scrivere qualcosa che restituisse l’immagine complessiva del Mediterraneo come luogo dove riscoprire un’identità sulla quale contare per costruire scenari di pace.

Dal saggio emerge non solo un dichiarato coinvolgimento intellettuale ma traspare la fascinazione profonda che il mare nostrum esercita prima sull’autrice e che passa poi al lettore che avverte, pagina dopo pagina, la presenza antica e quanto mai attuale del mare tra le terre. Quando il Mediterraneo è diventato più di un interesse intellettuale ed ha colpito al cuore?

Più di quindici anni fa, la lettura di un libro regalo di un amico e che parlava del Mediterraneo mi conquistò tanto da portarmi ad approfondire le mie conoscenze e ad andare oltre gli aspetti “turistici” e di colore. È iniziata così la mia ricerca e partendo dai grandi testi, come quello di Braudel che parla del Mediterraneo come soggetto, si è aperto un mondo sempre più vasto ed è nata una passione non solo culturale ma a tutto tondo, dalla musica alla pittura, dai sapori ai colori.

Il Mediterraneo caleidoscopico, contenitore di contenuti diversi, così sfaccettato e plurale si lacera però, come si legge nel saggio, in un dualismo di immagini: una sorta di Eden benedetto dalla natura e crogiolo di civiltà e il “mare crudele”, il mondo dello scambio, del meticciato ed il mondo dei conflitti, della guerra e del rifiuto dell’altro.

Il dualismo così come l’alternanza tra momenti di più ampie pratiche di accoglienza e momenti di chiusura fa da sempre parte del divenire storico. Oggi non si può non registrare che attraversiamo una fase molto critica e che “l’altro” è vissuto da molti come un problema. Occorre tenere sempre alta l’attenzione sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza e far passare attraverso manifestazioni culturali di ogni tipo un cambiamento di mentalità, dimostrando nei fatti, anche piccoli e quotidiani, che l’integrazione tra culture diverse è possibile. C’è sempre la cultura alla base di ogni cambiamento.

Il pensiero meridiano vuole, come tu scrivi, che il Mediterraneo sia il luogo dove i contrasti e le diversità si toccano e si annulla il confine…

Il Mediterraneo è una dilatazione dello spazio dovuta alla storia delle diversità, rappresenta l’idea del movimento e dello scambio, della condivisione e dell’accoglienza.

Sostieni che oggi occorra che l’entità mediterranea diventi un progetto, che sia una realtà concreta, empirica e non soltanto una costruzione teorica e perché ciò accada è necessario un cambio di focale, dal Mediterraneo come soggetto riconosciuto e attore unico, al ruolo dei protagonisti “mediterranei”, dei singoli che devono lavorare per operare questa trasformazione.

“Mediterranei” si diventa, non ė soltanto qualcosa che abbiamo in noi, che abbiamo ereditato, ma è un percorso di consapevolezza della coesistenza tra diversità come presupposto di pace. La cronaca odierna racconta di un odio diffuso che è un problema sociale molto preoccupante rispetto al quale occorre che la mediterraneità si radichi sempre più profondamente.

È stato scritto che “essere mediterranei è un destino”, ma l’esercizio della mediterraneità deve essere una decisione consapevole, un assunto ideologico: vivo da mediterraneo perché nasco con il concetto del rispetto della diversità in quanto ho nel Dna la compresenza di varie culture. Molti ritengono sia un’utopia puntare all’affermazione dell’identità mediterranea come bene comune e momento di sintesi nel rispetto della diversità reciproca…

So che per molti può sembrare un’utopia ma la storia del Mediterraneo, pur tra inevitabili scontri, ha dimostrato come la convivenza tra popolazioni diverse è possibile. La multiculturalità non è solo un discorso teorico ed è l’idea dello scambio reciproco come arricchimento l’elemento da recuperare come consapevolezza. Il Mediterraneo non può essere solo una radice comune, deve essere una speranza, certo condivisa culturalmente ma anche e soprattutto acquisita dalla politica che ha gli strumenti per trasformare in costruzione una visione.

Il Mediterraneo evoca tante immagini e permette, come scrivi, a ciascuno di riconoscersi nelle immagini degli altri che, per quella radice comune profonda che è in ciascuno di noi, rappresentano in qualche modo il proprio immaginario e il vissuto. Un tuo fotogramma di sintesi è…

IMG_4483(Suio, frazione del comune di Castelforte, LT – ph. Sofia Gaetano)

Il mare di fronte in lontananza con l’azzurro che cambia, i monti alle spalle e in mezzo i campi coltivati, con il vento che accarezza tutto, trasporta profumi e diffonde una musica ricca di tante sonorità. Ricorda il paesaggio del piccolo borgo medioevale in provincia di Latina dove sono cresciuta: dalla collina in lontananza si vede il mare ed io ho sempre avvertito lo spazio che avevo di fronte come luogo da attraversare.

IMG_4484(Suio, frazione del comune di Castelforte, LT – ph. Rita Pompeo)

L’immagine descritta è quasi un viaggio sensoriale nel Mediterraneo ma manca un senso, il gusto: un tuo piatto mediterraneo?

Una ricetta di mia madre, la pasta agli aromi. Si tritano sottilmente le erbe aromatiche della macchia mediterranea, finocchietto selvatico, rosmarino, origano, basilico, salvia, prezzemolo, timo, maggiorana e citronella con la cipolla e si fanno soffriggere in olio d’oliva; si aggiunge poi un poco di pomodoro e un poco di peperoncino, si fa cuocere e con questa salsa si condisce la pasta, preferibilmente mezzana. È un primo piatto di gran gusto, che conquista sempre i miei ospiti.

IMG_4481Intervista di Serenella Gagliardi

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